Regini, Marino (2002) Tendenze comuni e differenze nella regolazione del mercato del lavoro e delle relazioni industriali in Europa = Common trends and differences in labour market regulations and in European industrial relations. WP C.S.D.L.E. "Massimo D'Antona" N. 7/2002. [Working Paper]
Abstract
[From the Introduction]. 1. Premessa. Nell’ultimo decennio, nei paesi europei si sono verificati profondi mutamenti nella regolazione del mercato del lavoro e delle relazioni industriali. Ma in nessun paese (forse con l’eccezione della Gran Bretagna) si è realizzata una pura e semplice de-regolazione, come molti all’inizio del decennio auspicavano e molti altri temevano. Per questo si può parlare di una intensa attività di ri-regolazione, nel senso di continui aggiustamenti dei meccanismi che regolano il funzionamento del mercato del lavoro e i rapporti fra le parti sociali. La domanda che mi pongo in questo paper è se questi aggiustamenti vadano in un’unica direzione di fondo, che segnala un processo di progressiva convergenza fra le economie europee. O se invece in Europa permangano divergenze che non sono solo l’effetto di diversi assetti istituzionali ereditati dal passato, ma che vengono continuamente riprodotte perché corrispondono a differenti strategie degli attori. A un primo livello piuttosto superficiale, sembrerebbe di poter identificare alcune comuni tendenze di fondo in questo processo di riregolazione. Ad esempio, un generale processo di flessibilizzazione degli ingressi nel mercato del lavoro (e in misura molto minore delle uscite). O una tendenza al decentramento della contrattazione come meccanismo di determinazione dei salari. O, ancora, un diffuso ricorso a patti sociali (a livello macro-nazionale ma anche a livello territoriale) per regolare le relazioni industriali, coinvolgendo le parti sociali in politiche di sviluppo e di riforma del mercato del lavoro e del welfare. Ma, a uno sguardo altrettanto superficiale, non si faticherebbe a individuare significative controtendenze. Per riprendere gli stessi esempi, negli ultimi anni alcuni paesi come Francia e Spagna sembrano avere invertito la precedente tendenza a favorire un ampio ricorso al lavoro temporaneo. Gli accordi triangolari sulle politiche dei redditi in Italia, Irlanda, Portogallo, Norvegia, apparentemente segnalano una ricentralizzazione del sistema contrattuale in questi paesi. Quanto ai più recenti patti sociali per lo sviluppo, sembrano ottenere qualche risultato significativo a livello territoriale, mentre a livello nazionale si va dal fallimento dell’Alleanza per il lavoro in Germania al valore prevalentemente simbolico del patto di Natale in Italia. Senza contare, naturalmente, che in alcuni paesi come la Francia non ne sono mai stati siglati e che anche in Italia imprenditori e governi hanno di recente cambiato rotta al riguardo. Dunque, le risposte dei paesi europei alle pressioni per una riregolazione dei mercati del lavoro e delle relazioni industriali sembrano andare in direzioni differenti. E’ possibile districarsi nella babele apparente del policy-making europeo per individuare alcune alternative di fondo nei processi di ri-regolazione del mercato del lavoro e delle relazioni industriali? In un libro recente a cui mi permetto di fare riferimento (Modelli di capitalismo), ho provato a farlo, esaminando le tendenze di mutamento in tre aree di policy in dieci paesi europei. In questo paper riprenderò quell’analisi, naturalmente aggiornandola, per due di queste aree, e ne aggiungerò una terza, proseguendo in ciò negli esempi che ho fatto prima. Le prime due aree di policy considerate sono le misure per flessibilizzare il mercato del lavoro, e la riorganizzazione del sistema di contrattazione dei salari. La terza area è quella della stipulazione di patti sociali per lo sviluppo.
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